I Meta-Programmi Copy

Instaurare un buon rapporto con il comandante della nave, è un ingrediente fondamentale nella ricetta per la buona riuscita del lavoro che siamo portati a svolgere. Il pilota è un corpo familiare per estrazione lavorativa e mentalità, ma è un corpo estraneo al tessuto gerarchico e al gruppo sociale inquadrato come equipaggio.

L’iniziale distanza mentale tra queste due figure, è riempita da barriere più o meno alte. Alcune di queste, che potrebbero essere sollevate dal comandante, si possono riconoscere nella lista seguente:

  • Carattere: chiuso, aperto, autoritario, socievole, ecc.
  • Esperienze specifiche passate: che lo possono rendere prevenuto, fiducioso, irritato, curioso, ecc.
  • Anzianità di comando: sicuro di sé, intraprendente, timoroso, dubbioso, ecc.
  • Ambiente: la qualità dell’equipaggio e della nave possono essere punti favorevoli o sfavorevoli; nel secondo caso, molto spesso e per motivi legati alla natura umana, il comandante tenderà a non rivelare in maniera chiara i punti deboli del sistema; questo perché, riconoscendosi come la figura gerarchica apicale, sentirà interiormente la responsabilità di quello che non va bene.

Puó essere giusto, ingiusto e non sempre vero, ma purtroppo succede, e se non si cerca di guardare il quadro generale dai diversi punti di vista, quando i nodi arriveranno al pettine risulteranno incomprensibili. Il pilota, solitamente, inizia da una valutazione che prevede la conoscenza di una parte dell’equazione: tipo di manovra, condizioni meteo-marine, traffico locale, problemi da risolvere legati a spazi, correnti, fondali, ecc.; il comandante conosce la nave e i suoi problemi, l’equipaggio e i suoi limiti, ecc.; entrambi si fanno un’opinione non verificata degli elementi conosciuti dall’altro ed entrambi vogliono che la manovra si risolva in maniera positiva. Sul piatto della bilancia del pilota, l’elemento che pesa di più è legato alla “sicurezza”; su quello del comandante, oltre all’obiettivo di raggiungere indenni l’ormeggio, ci sono anche le pressioni derivanti da fattori più distanti: i costi (risparmiare sui rimorchiatori o meno), il tempo (esigenze terminalista/noleggiatore), fattibilità della manovra (condimeteo, notte/giorno, limiti orografici, ecc.). Entrambi, limitati dai dati di loro conoscenza, prevedono e programmano una sequenza di azioni per il raggiungimento dell’obiettivo. La valutazione sbagliata di un elemento critico conosciuto solo parzialmente dalla controparte, può portare a conseguenze disastrose solo perchè non gestite correttamente in un quadro generale condiviso.

A questo punto possiamo introdurre i Meta-Programmi:

“Per semplificare la miriade di posizioni mentali intermedie che caratterizzano il modo di pensare di ognuno di noi, la PNL tende a catalogare le diverse personalità considerando gli estremi.”

Quella che segue è la lista dei Meta-Programmi più comuni:

  • Proattivo/Reattivo: coloro che tendono a prendere in mano la situazione e ad agire, sono i “proattivi; quelli che aspettano che qualcun altro diriga l’azione, sono i “reattivi”. È facile immaginare l’importanza di capire se la persona che si ha davanti appartiene a una categoria piuttosto che all’altra. Quando il tempo per prendere la decisione giusta è limitato, non ci si può permettere l’esitazione che deriva dal dubbio su chi deve agire.
  • Verso/Via da: persone che non vedono l’ora di agire contro persone che tendono a ignorare/non affrontare i problemi.
  • Opzioni/Procedure: persone creative che improvvisano o sperimentano nuovi modi di fare le cose e persone che preferiscono seguire regole e procedure verificate.
  • Interno/Esterno: persone che preferiscono decidere autonomamente e persone che si affidano agli altri.
  • Quadro generale/Dettagli: persone che preferiscono guardare la cosa da un punto di vista globale e persone che si concentrano sui dettagli procedendo un passo alla volta.

Nell’importante fase del dialogo, dove si cerca di instaurare un buon rapport, è sicuramente importante arrivare a capire quali sono i Meta-Programmi che tracciano la linea di pensiero del comandante con cui stiamo interagendo. Anche per questo passaggio vale il concetto che non si tratta di manipolazioni o di tecniche di convincimento, ma si parla di strumenti che permettono di migliorare la qualità della comunicazione, evitare fraintendimenti, arrivando a collaborare in sintonia nel poco tempo che si ha a disposizione per raggiungere l’obbiettivo comune.