La Triste Storia della M/n Berkan B.

Maurizio GaripoliBy Maurizio Garipoli10 Dicembre 20178 Minuti

All’incirca sette anni fa, più precisamente il 2 Agosto del 2010, veniva posta sotto sequestro conservativo, nel porto di Ravenna, la M/n Berkan B (IMO: 8127309, MMSI: 372157000). Una carretta dei mari lunga poco meno di 108 metri per 17 di larghezza, adatta a trasportare merce alla rinfusa, granaglie, fosfati, ecc…

Una nave piuttosto vecchia, uscita dai cantieri di costruzione nell’ormai lontano 1984 e battente bandiera panamense, ma riconducibile a un armatore Turco. 

La storia di questa vecchia signora dei mari è decisamente triste.

Rimasta nella rada del porto di Ravenna per quasi un mese, abbandonata al suo destino dall’armatore (Bilgili Denizcilik Nakliyat Sanayi) che era debitore e insolvente verso Banche, Agenzie ed equipaggio, si è resa protagonista, suo malgrado, di eventi tragici che rimarranno indelebilmente scolpiti nella memoria di molti.

Nella mia è scolpita, per esempio, la giornata del 27 Agosto di quell’anno, quando mi dissero che i marinai di quel vecchio cargo che sostava in rada, si gettarono in mare con lo scopo di raggiungere la terra ferma, poiché rimasti senza viveri e acqua. Fu molto probabilmente un gesto di protesta volto a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni che, spesso, hanno bisogno di essere richiamate energicamente a volgere lo sguardo su di un problema. Solitamente, dopo che questo accade, le decisioni seguono rapide e risolutive.

… e fu così che la Berkan B apparve per la prima volta sulla cronaca locale.

I Piloti, come gli altri servizi tecnico nautici portuali, sono tenuti a prestare la loro opera senza compenso quando, in nome della sicurezza della navigazione, viene richiesto il loro intervento dal Comandante del porto in cui operano. In questo particolare caso, a seguito della sensibilizzazione messa in atto dall’equipaggio della Berkan B, portammo la nave all’interno del porto per ormeggiarla alla banchina assegnata. 

E’ stato quindi con molto piacere che ci siamo tutti adoperati per condurre a terra i marittimi abbandonati e far in modo che potessero ricevere un’assistenza adeguata.

Non è raro che una nave sequestrata dall’Autorità Marittima, su ordine del Tribunale, venga liberata in breve tempo, in genere questo accade subito dopo che l’armatore della stessa dimostra di aver adempiuto ai suoi obblighi verso i creditori; per la Berkan B questo non è avvenuto.

Tant’è vero che nei mesi seguenti sono stati fatti molti altri movimenti all’interno del porto, per liberare la banchina di turno e renderla riutilizzabile per le operazioni commerciali.

L’equipaggio, composto da 15 marittimi Turchi e 3 Georgiani, è stato assistito dai volontari della Stella Maris i quali hanno fornito vitto e alloggio, fino al momento del giusto rimpatrio, che è avvenuto in fasi e tempi diversi.

Uno solo dei membri dell’equipaggio, Lusret Santilms, non ha mai voluto abbandonare la nave. E’ infatti rimasto a guardia della stessa per molto tempo, fino al nefasto giorno in cui venne ritrovato, privo di vita, chiuso all’interno della sua cabina. Questo episodio richiamò alla cronaca, per la seconda volta, la nave e la sua triste storia. 

Era il 7 Luglio del 2011.

Spesso ripenso a quel Lupo di Mare ingabbiato dagli eventi e morto in solitudine, e mi domando se il suo armatore faccia altrettanto.

La nave è rimasta ancora per lunghi anni ferma, con il timone innaturalmente bloccato alla banda, accostata inerte a una o all’altra banchina, fino a ormeggiare definitivamente all’interno del ramo Piomboni, una diramazione del canale principale di Ravenna.

Garipoli e Di Maggio

Ho avuto il privilegio, condiviso con il mio collega Di Maggio, di portare la Berkan B nel breve viaggio verso il suo ultimo ormeggio. Era oramai diventata un alcova per piccioni e gabbiani e non fu facile salire la biscaglina e camminare sul guano che ne ricopriva il ponte.

Piloti, Ormeggiatori e Rimorchiatori, tutti insieme per quello che è stato il suo trasferimento finale.

Ed è arrivato il 2017, anno in cui la nave è stata venduta all’asta, (qualcuno riporta la somma di circa 270.000 euro pagata da una società straniera, qualcun’altro 100.000 euro da una ditta Italiana, questo poco importa ai fini narrativi). Cifra corrisposta non certo per farle riprendere la navigazione, ma per essere tagliata e rivenduta sotto forma di rottami di ferro.

Il Business non è di poco conto. Nel Mediterraneo, gli stessi Turchi sono leader del settore. La stima per un intervento del genere vedeva un guadagno di 280 Dollari per Tonnellata. Un rapido calcolo, considerando nello specifico un peso a nave vuota di 2014 Tonnellate, ci dice che la nave valeva circa 564.000 dollari al taglio!

Un eventuale trasporto della Berkan B in Turchia avrebbe avuto un costo di circa 75.000 euro, da aggiungere alla necessaria riparazione degli organi di governo, in particolare del timone oramai bloccato, stimato in circa 25.000 euro, più pratiche e oneri vari per altri 9.500 euro. 

Se per risparmiare queste somme e per evitare rischi conseguenti alla navigazione d’altura a rimorchio, o perché è vero che è stata una ditta Italiana a vincere l’asta, non lo so, ma alla fine è stato deciso di procedere con il taglio della nave direttamente in banchina.

Guadagno di chi ha commissionato i lavori a parte, la buona notizia della vendita della Berkan B riguarda il recupero dei soldi che permetteranno di ripagare i creditori privilegiati e quindi, in prima battuta, l’equipaggio che avanzava una cifra di circa 40.000 euro per stipendi mai pagati.

Personalmente spero che parte di quei soldi possano andare anche alla famiglia dell’uomo che su quella nave è rimasto più di ogni altro per curarla al meglio delle sue possibilità e sulla quale, a 57 anni, ha perso la vita.

Ma la storia non finisce qui. Il terzo, e si spera ultimo motivo, per il quale la Berkan B salta nuovamente agli onori della cronaca cittadina è quello del suo tragico sussulto quando, durante le operazioni di smantellamento e taglio avvenuti nei primi giorni di Ottobre del 2017, la nave si apre letteralmente in due. Lo scafo oramai stanco e corroso, pur alleggerito di parte delle sue strutture, cede e i due castelli inarcano quel che rimane del ponte, fino a spezzarlo. 

Liquidi oleosi arginati da panne assorbenti che rischiano di inquinare la Piallassa (zona di confine tra porto e natura incontaminata, ricca di vita), sono l’ultima eredità di questa triste nave fantasma che presto lascerà ricordi sempre più labili nelle memorie. 

Da parte mia, visto che non si tratta di una gran bella storia, devo dire che la cosa non mi dispiace…

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