Trash Vortex

Maurizio GaripoliBy Maurizio Garipoli9 Luglio 201910 Minuti

Sai cos’è il Trash Vortex? L’Ocean Clean Up? Il Seads? Vuoi saperne di più?
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Qualche tempo fa abbiamo affrontato il discorso dell’inquinamento navale, abbiamo fatto una panoramica sui vari modi in cui una nave può inquinare durante i suoi viaggi in giro per gli oceani e parlato delle problematiche legate agli incidenti a cui queste sono potenzialmente esposte.

Oggi puntiamo l’attenzione sui Trash Vortex, preoccupante fenomeno che molti conoscono, ma che è sempre bene tenere monitorato. Perché non sono solo gli idrocarburi liquidi a inquinanare i nostri mari.

Attraverso processi chimici complessi, dal petrolio e dal metano si ricava sinteticamente la plastica.

L’uso intensivo e poco attento che oggi facciamo di questo materiale è all’origine di enormi accumuli. La plastica NON è biodegradabile, NON ne ricicliamo abbastanza e NON riusciamo a smaltire quella prodotta.

Un ventennio fa, precisamente nel 1997, l’oceanografo Charles Moore al rientro da una regata, attraversò un enorme chiazza di detriti formata da ogni tipo di rifiuto plastico. Di fatto scoprì la “Great Pacific Garbage Patch” fino ad allora solo teorizzata dai ricercatori del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e resa pubblica attraverso questo documento.

L’”isola”, che è ubicata fra il 135º e il 155º meridiano Ovest e fra il 35º e il 42º parallelo Nord, ha un’estensione di almeno un milione di chilometri quadrati. Una zuppa di plastica grande quanto mezzo continente, formatasi grazie alla Corrente Circolare Oceanica, il Vortice Subtropicale del Nord Pacifico, dagli anni ’50 ad oggi … con una notevole accelerazione dagli anni ’80 in poi.

Non è solo un problema che investe il Pacifico; infatti, dalla parte opposta del globo, nell’Atlantico e, precisamente, nella zona del Mar dei Sargassi, si è formata un’isola altrettanto grande.

La plastica si sta accumulando anche nel nostro amato Mediterraneo; proprio in quest’anni è stato scoperto un vasto agglomerato di detriti ad Ovest dell’isola d’Elba, sotto il Golfo del Tigullio e non si esclude che si siano formate, o si formeranno, altri “garbage patch” in tutti i mari del mondo, seguendo i numerosi vortici creati dalle correnti.

La quantità di rifiuti plastici presente nei nostri mari è enorme, stimata in circa 150 milioni di tonnellate! Con un incremento che viaggia sulla cifra di 8 milioni di tonnellate all’anno!

Milioni di tonnellate di detriti che galleggiano da decenni foto-degradandosi in frammenti sempre più piccoli che vengono scambiati per plancton dagli organismi che se ne cibano.

 

La prima mappatura di questi ammassi di rifiuti è stata fatta nel 2014 ed è stata pubblicato sulla rivista scientifica statunitense “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Ci dice che seppur enormi, le isole NON ci mostrano tutta la plastica che produciamo e versiamo.

Il fenomeno è molto più esteso!

Proviamo a immaginare quanti rifiuti vengono sversati nei fiumi, che giornalmente li trasportano nella loro corsa verso il mare. 

L’86% di questi sversamenti sappiamo avere origine dai fiumi asiatici di Cina, India, Sud-Est Asiatico e Indonesia. Il resto dai fiumi Africani, Sud Americani, Centro e Nord Americani. L’Europa è ultima in classifica  con una percentuale dello 0,4%.

Sommiamo fenomeni naturali come i maremoti, che strappano quantità enormi di detriti alla terraferma e l’inquinamento navale accidentale di cui abbiamo parlato nell’articolo di qualche mese fa (Link) e avremo un’idea del quadro generale.

Non solo bottiglie, contenitori e nastri da imballaggio, ma anche reti da pesca, cavi di polipropilene e grandi quantità di materiale da incidenti avvenuti in mare.

Lo scenario non è rassicurante …

Le conseguenze per danni diretti e indiretti sono pesanti e incalcolabili per l’ecosistema oceanico, la salute umana e il clima.

Plastica trasportata dalla corrente che si accumula, formando una distesa impenetrabile alla luce, uccidendo il fitoplancton, base della catena alimentare marina e aiuto vitale per la produzione di ossigeno nonché per l’assorbimento dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo. 

Plastiche di ogni genere e forma uccidono gli animali marini impedendogli di cacciare quando vi si impigliano, soffocandoli quando impediscono l’ossigenazione o non permettendogli più l’alimentazione per ostruzione quando ingerite.

Sotto forma di microplastiche scalano la catena alimentare fino ad arrivare a noi.

Il fenomeno è relativamente giovane e gli studi sono in corso su diversi livelli, ma qualcosa comincia a muoversi.

Alcune soluzioni seppur controverse affrontano di petto il problema; altre si propongono di intervenire a monte, sulle abitudini; altre ancora impongono regolamenti e leggi.

Da segnalare sicuramente c’è:

Il progetto: The Ocean Cleanup 2020, che vede impegnato un giovane imprenditore olandese Boyan Slat, nella soluzione più immediata e all’apparenza logica, raccogliere i rifiuti. Il sistema utilizza una serie di tubi galleggianti lunghi 600 metri, che sorreggono una rete ampia 2 metri. Trasportato presso il Garbage Patch dalla Maersk Transporter, un grosso rimorchiatore d’altura, l’Ocean Cleanup può essere controllato da remoto attraverso sensori, telecamere e guida satellitare. In questi giorni si stanno sperimentando i diversi sistemi di controllo per trovare il più adatto allo scopo. Questo strumento promette di raccogliere 1000 kg di rifiuti alla settimana, quando sarà completamente operativo.

Potete seguire l’evoluzione del progetto online, noi lo stiamo facendo su linkedin.

  • Un progetto Italiano: Seads, Sea Defence Solution dell’Ingegnere Fabio Dalmonte propone delle barriere per raccogliere i rifiuti nei fiumi prima che questi arrivino al mare. 
  • Già dal 2020 l’UE ha messo al bando i cotton fioc in plastica e nel 2021 sono entrate in vigore restrizioni in tutto il territorio Europeo sull’utilizzo della plastica mono uso: vietate posate e piatti da picnic, cannucce, bastoncini di plastica per palloncini, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso.
  • Dal 2025 le bottiglie in PET dovranno contenere una percentuale di plastica riciclata per almeno il 25%, che aumenterà al 30% dal 2030. 
  • Sono state promosse politiche di riduzione e riciclo dei materiali plastici in tutto il mondo.
  • Grandi brand automobilistici si sono impegnati a utilizzare bioplastiche nelle componentistiche delle auto (p.e. Toyota, Mercedes, Ford).
  • Coca Cola e Pepsi si sono impegnate a riciclare e riusare entro il 2025 la totalità delle bottiglie in plastica e degli imballaggi e di prevedere l’uso di plastiche biodegradabili.
  • Iniziative locali di messa al bando delle stoviglie di plastica sulle spiagge, impegna già oggi molti Comuni Italiani.

In attesa che altre soluzioni vengano proposte e adottate dai Governi e dai giganti delle industrie, a noi privati cittadini non resta altro che parlarne, sensibilizzarci e dare il nostro contributo per prevenire l’eventuale aggravarsi dell’inquinamento e del relativo problema “Patch Vortex”, evitando l’utilizzo di materiale plastico mono uso, passando da una economia lineare a una economia circolare, prendendo consapevolezza che anche il nostro impegno può essere importante.

Certo, fa’ male pensare che mentre esistono persone impegnate su questo fronte, altre agiscono sul fronte opposto con risultati devastanti. E’ di questi giorni il danno ambientale provocato dall’esplosione dei gasdotti Nord Stream. Il periodo storico che stiamo vivendo è denso di incognite inquietanti che investono tutto e tutti. Ma il nostro impegno deve, comunque, essere sistematico e costante!

Cosa possiamo fare in concreto?

Qualche consiglio pratico: 

  • Quando ne abbiamo la possibilità usiamo bicchieri di vetro o di carta per bere acqua e caffè.
  • Per la spesa portiamo una borsa riutilizzabile.
  • Prediligiamo gli alimenti sfusi a quelli confezionati.
  • Evitiamo di bere con le cannucce al bar.
  • Individuiamo e compriamo da mercatini a chilometro zero o negozi “alla spina”.
  • Utilizziamo realmente la raccolta differenziata.

Dobbiamo far passare le nostre azioni e decisioni quotidiane attraverso un filtro mentale improntato alla riduzione dell’uso della plastica.

Non vorrei ripetermi con la sintetica frase del mitico Totò che ho usato per l’articolo sull’inquinamento navale linkato a inizio pagina, seppur azzeccata.

Vi lascio invece un pensiero di un grande filosofo russo:

“Amate gli animali: Dio ha donato loro i rudimenti del pensiero e una gioia imperturbata. Non siate voi a turbarla, non li maltrattate, non privateli della loro gioia, non contrastate il pensiero divino. Uomo, non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te; purtroppo questo è vero per quasi tutti noi.” 

FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ

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