Il Mugugno alla Genovese | di Carlo Gatti

La necessità “de mogognâ” dei marinai è un forte desiderio a non subire “chi gestisce il potere”; tanto da poter difendere i loro diritti, addirittura non rendendoli commerciabili. Questi “prestatori d’opera” hanno dato dignità al loro lavoro! Una forma embrionale di Democrazia. (Marcello Carpeneto)

Oggi il mugugno è un segno d’identità della città ma anche dell’intera regione, riconosciuta per la sua gente chiusa e stondäia (brontolona), apparentemente restia all’accoglienza e al turismo.

 

Un po’ di Storia

 

Genova – Via Conservatori del Mare

 

“Le mampae di Via dei Conservatori del mare”.Cartolina tratta dalla collezione di Stefano Finauri.

Imboccando questo vicolo si vede ancora oggi una piccola lastra di marmo, doveva esserci l’apposita cassetta per gli avvisi per quegli illustri magistrati.
Ecco, per le denunce e i mugugni di competenza dei Conservatori del Mare bisognava venire qui!

 

La Magistratura dei Conservatori del Mare era la più antica Istituzione genovese che si occupava della sicurezza del porto e pure delle cause inerenti i sinistri marittimi. Questo organismo aveva sancito, fin dal 1300:

IL DIRITTO AL MUGUGNO

“Ius murmurandi”

Pare che tale privilegio sia stato accordato per la prima volta ai marittimi camoglini, la cui fama se l’erano guadagnata già nei tempi antichi per aver solcato e cavalcato i mari con sempre più crescenti successi. Una simile richiesta, proveniente da una “casta” benemerita, non poteva rimanere inevasa, anche perché si trattava della richiesta di un diritto che aveva un prezzo, anzi due tipi di ingaggio:

“il primo prevedeva paga elevata e niente mugugno, il secondo paga decurtata e diritto a lamentarsi”.

Nacque così, da origini marinare ben documentate, uno stile di vita che piano piano si estese a tutti i genovesi e i liguri in generale forgiando una mentalità sociale che si é protratta fino ai giorni nostri.

Gli armatori e i loro equipaggi, gli Agenti Marittimi, i Portuali e tutte le altre categorie del settore marinaro e portuale entrarono in questo modo di pensare che aveva come base fondante l’intolleranza a ricevere ordini ed ingerenze esterne che non si potevano accettare senza il diritto di mugugnare, quindi discutere “democraticamente”.

Seguendo il filone storico scopriamo che detto diritto/consuetudine trovò la sua pietra d’inciampo nel 1500 ad opera del grande Ammiraglio Andrea Doria che, temendo forse incrinature nella “disciplina di bordo”, preferì imboccare una strada più furba ma anche corretta sul piano della democrazia: propose ai suoi equipaggi migliori condizioni di lavoro (ad esempio riduzione dei turni di voga) e alimentari (carne essiccata a bordo al posto delle solite sbobe) nonché un salario più cospicuo in cambio della rinuncia al mugugno”.

A questo punto possiamo aggiungere alcune riflessioni relative al mondo dei “bordi”. Chi ha navigato sa che gli ordini, per motivi di sicurezza, non si discutono, sia nella Marina Militare che in quella Mercantile. Questo concetto é sempre stato rispettato nella storia della navigazione fin dai suoi albori, pertanto é bene chiarire che il “mugugno” preso in considerazione in questa rubrica, ha dei limiti ben precisi rimanendo, si spera e si pensa, nell’ambito della dura vita del mare che va sempre tenuta sotto controllo, ma che mai può interferire con gli ambiti professionali della gerarchia di bordo.

Un altro interessante aspetto riguarda il CAMALLO DEL PORTO che di riflesso iniziò ad esercitare il diritto di mugugno percependo 9 soldi anziché 10 per una giornata di lavoro in porto, in compenso aveva il diritto di mugugno.
Si dice, fra i cultori della materia, che la percentuale di chi aderiva al diritto di mugugno fosse altissima tanto da potersi definire il mugugno come tratto distintivo del carattere di tutti gli “indigeni” della regione, alla faccia della presunta tirchieria…

 

Come scrive Miss Fletcher, un personaggio di grande simpatia e spessore culturale:

L’abitudine a lagnarsi è trasversale e assai diffusa, a Genova il mugugno è libero ed ogni occasione è buona per dar sfogo al proprio malcontento, si mugugna per il caldo e per il freddo, per le cose che non vanno e per quelle si vorrebbero in altra maniera, ogni circostanza può scatenare nuove lamentazioni.
Un’alzata di spalle, il sopracciglio che si inarca, il tono della voce che si fa cantilenante, il mugugno è un rituale e prevede una precisa gestualità.
 Al di là della propensione al mugugno, nella Superba ci sono tante persone creative e tenaci, vulcaniche ed entusiaste, animate da sincero desiderio di proporre alternative e continue occasioni di crescita per la città e per i suoi abitanti.
Esaltando le sue bellezze e le potenzialità, le ricchezze culturali e le possibilità, mostrando strade nuove da percorrere e modi diversi di guardare e di vivere i luoghi del nostro quotidiano, mettendo in risalto i lati positivi e ciò che altri non credono nemmeno immaginabile.
E questa per me è la Genova migliore, quella che sa fare la differenza.
Naturalmente cedere alla tentazione del mugugno è ammesso, lo facciamo tutti e può anche essere un peccato veniale se lo si fa con il giusto spirito, con una certa leggerezza, sapendosi prendere in giro e con la consapevolezza che lamentarsi e basta non serve proprio a niente.


ALBUM FOTOGRAFICO

LE METOPE SCELTE DA MISS FLETCHER RAPPRESENTANO IL MUGUGNO RIPRESO NELLE DIVERSE SUE ESPRESSIONI ARTISTICHE. FORSE NON E’ UN CASO CHE SI TROVINO SULLA FACCIATA DI PALAZZO TURSI, DIMORA ANNOVERATA TRA I ROLLI ED OGGI SEDE DEL COMUNE DI GENOVA.

 


Il commento di un anonimo genovese… al quale ci uniamo con simpatia!

……………………………MAGNIFICO…questo tuo post dove noi zeneisi siamo colpiti e affondati! azzeccatissimo… ammia câa Miss semmou coscí còmme ti dixi ti… i discórsci che gian insciú mogògno soun cæi e scetti “mogògno libberou” o ”levæme tùtto ma lasciæme ou mogògno ”,o ascí” pe’ fâ andâ e cose drite ghé veu ‘na bella lite, niatri inte ‘na manea o natra douvemmou mogògnâ.

Ciâo grandiscimma, un grande abràsso e gràçie!

 

Gatti Carlo.

 

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